domenica 29 novembre 2009

Dopo il primo sbadiglio


"Fortuna che c'è la musica, che ci prende e pian pian ci dondola".


Cosi scriveva un songwriter ventenne che probabilmente aveva già intuito come funziona il tutto. Sono tempi duri signori, sta arrivando un altro Inverno e con lui un altro Natale. Un altro anno che parte e dà staffetta al prossimo.


Ci si arrovella la testa, le tasse da pagare, il postino che non passa. mettiamo il cuore sulla brace, e la polvere del quotidiano ci riempie non solo i comodini. E intanto fuori piove, come in quei film tristi americani dove alla fine lui però la sposa. C'è chi impazzisce perchè hanno cambiato un senso unico nel centro città, altri organizzano il giovedì del calcetto, altri ancora sbraitano nelle otto del mattino per un semaforo arancione e maledizione, qualcuno ha finito il caffè. Una mamma lega le stringhe al figlio dopo averlo ammonito. Un banchiere fuma, e un operaio brucia nel nuovo asfalto di via Macrobio, il porto si sveglia come tutti i giorni, i caselli si accendono, motori, sbadigli, motorini in fuga sui viali centrali, un sms inaspettato, comincia un altro giorno tra sigle televisive e le ultime notizie calcistiche. Siamo Uomini e donne tutti in marcia, tutta gente che non sa più come si chiama, tutta gente "in piedi per caso" come cantava un altro songwriter romano. Siamo "Polli di allevamento" citando il signor G.


C'è bisogno di un autogrill, una pausa, un sospiro un po' più lungo, un orgasmo di tutto rispetto.
Ci siamo dimenticati dei sensi, prigionieri di un libro scritto da qualcuno che non parla nemmeno la nostra lingua. Alibi e promesse, impegni e inconfidenze, matrimoni col disco orario, strette di mano al veleno, sorrisi di plastica, pulsanti e trasformatori, desideri infranti nei cassetti chiusi a chiave... vedi mai che a volte uscissero a ricordarti cosa vuoi davvero. Continuano a spegnerci la luce e quasi ci piace, perchè la luce di una candela è molto più gestibile di un sole accecante. Tutti presi nel gioco della volpe, il furbo frega la gallina, e il buono è solo scemo.

Che paese.... che paese di pecore che ha come pastore un furfante e come cani da gregge vampiri. C'hanno dato un nome e un cognome per ricordarci meglio che non siamo nessuno, diventiamo numeri, codici, password o cartellini. Tutto per il grande gioco del monopoli dove tutti aspirano a una bella casa nel parco della vittoria. E poi la crisi... sta valanga che sta coprendo ogni cosa riducendoci all'osso. Stiamo boccheggiando... E nessuno si accorge che la crisi siamo noi, siamo gente che non sogna più. Il lavoro sicuro, il lavoro da non fare una mazza ma almeno a fine mese hai i tuoi soldini... "Dove sono andati i tempi di una volta per Giunone, quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione".
Si, mi innamoro ma vediamo dove mi porta a cena, le grandi aspirazioni dei giovani velina o calciatore, tutti incrostati nella cultura del capo: tutto esiste ed è buono se passa nella scatola al plasma. Siamo pronti a diventare tutti maiali come chi ci governa proprio come nell' acuto libro di Orwell. E sinceramente tra loro e noi i peggiori siamo noi. Loro maiali lo sono, noi aspiriamo ad esserlo.
C'è un Italia che lavora, suda, c'è un Italia che muore ogni giorno nei cantieri o ancora peggio nelle carceri perchè avevi in tasca 20 grammi di hashish. C'è un Italia che si mette la divisa perchè non c'è altra possibilità di lavoro, c'è un Italia di leggi che ci inculca che ogni cosa deve essere burocratica, organizzata, stabilita, incolonnata. C'è un Italia che ci raccomanda, che tutto si puo fare se sei amico, cugino o il leccapiedi di qualcuno. Parlano di mafia come se fosse un diavolo invisibile che si muove di notte, ma è tutto in proporzione. Saremmo tutti pronti a far la festa al vicino per un metro di terra. Pensare che siamo il paese dei Michelangelo, dei Leonardo da Vinci e i Dante Alighieri.

Si son fatte le nove signori..... vado ad ascoltarmi un po' di musica....