sabato 22 maggio 2010

...Dove si può camminare e cercare funghi...

Maledetto Maggio piovoso, questo tempo sta letteralmente affettando la mia schiena. Sento l'umidità nelle ossa e da una settimana neppure il mio amato celebrex placa i dolori.
Siamo al 22 e ho contato già 7 temporali in questo mese. Ieri sembrava buttare al bello ma oggi è di nuovo pioggia e nuvole abbondanti nel cielo, a far correre le signore a salvare i panni stesi.
L'unica nota positiva di questo tempo? Ve lo dico io..... funghi. Funghi porcini in apnea nella terra marrone, in attesa di tirar fuori la testa col primo sole.Saranno funghi porcini a chili quest'anno e io ne godo.

La prima volta che mio padre mi portò per funghi avevo sette anni. Mangiammo nel bosco a mezzogiorno, uova sode e prosciutto crudo seduti sulle pietre dei boschi Antonesi. E' un ricordo ancora fortissimo, potrei raccontarvi persino il profumo di quella giornata. Mia madre mi aveva messo gli scarponcini rossi mentre bevevo il mio caffè latte, e mi aveva detto di stare attento al bosco. Erano le sette del mattino, non mi alzavo mai così presto e mi sentivo come in partenza per una missione. Le montagne ci aspettavano silenziose, e io e mio padre più silenziosi di loro imboccammo la salita per raggiungerle. Lui era ansioso cambiava le marce della sua Alfasud blu con lo stereo ancora a cassette che suonava (non ricordo cosa). Arrivammo all'ultima delle tante curve poco prima del paese. Girò la chiave. la mise in tasca, e poco dopo passavamo dall'asfalto al sentiero attraverso la vecchia mulattiera che portava a valle.

I porcini di Antona sono secondo me tra i migliori.... Le montagne di quei boschi guardano il mare e i funghi, le castagne, le more ne assorbono il sale. In quei sentieri ho incontrato cinghiali e vipere. Le scope, i cerri e i castagni secolari sono sempre stati generosi di buoni funghi con me.
Amo andare da solo, starmene col bosco. Diventi parte di quegli alberi, spegni il cervello, anzi... lo rallenti. Si... perché pensi, ma pensi più forte e più lento. Ti arrivano canzoni in testa e quel problema che guardavi sotto la lente si sposta, diventa minore, più affrontabile. Ti fermi a fumare guardando fin dove arriva il fiume, e ripensi a quella volta in cui il cesto non bastava a tenere i funghi tutti insieme. Ti volti, e guardi i tronchi. Immagini parlino tra loro o immagni che il bosco in assenza degli umani diventi chissà quale mondo magico. Dove i folletti fischiettano tra i rami mentre insetti parlanti si litigano un fiore. Animali fantastici prendono forma. Unicorni e gli ippogrifi risalgono il monte e la tana di un ghiro è un passaggio segreto per arrivare a Saturno, e poi le fate e le ninfe che accarezzano foglie ballerine tra i rami e la terra. Poi il precipitare di un riccio ti sveglia dal tuo pensare e torni a cercare funghi. Scansi una felce per vedere se uno si nasconde dietro di lei. E magari c'è davvero... lo vedi brillare nel fogliame secco con la testa umida di rugiada ed è come cibo per gli occhi. Ma finirà tra i denti, affettato e condito con limone, olio, pepe e parmigiano, e mentre lo mangi ripensi ai km nel bosco. Aspettando che cuociano le teste grandi dei porcini sulla brace, che finiranno sulla tua bistecca.



La montagna ci insegna,
e sa colpirci al cuore.
In quel silenzio crudo
dove l'uomo fa la punta ai pensieri.