lunedì 30 maggio 2011
Un occhio ad est e l'altro ad Ovest
lunedì 31 gennaio 2011
La cucina si riempie di musica Reggae e il cibo se ne accorge... il Chicco taglia, lava e prepara verdure per un buon pinzimonio mentre sto marinando il salmone con olio e pepe. Francesco e Sabrina sono i nostri invitati e saranno qua tra poco. A loro spetta portare il dolce e un po' di vino. Il dolce da 10 e lode (torta di mele con salsa segreta) e riguardo il vino, tre ottime bottiglie (la cosa non mi dispiace). Mentre l'acqua bolle, il peperoncino le acciughe e l'aglio si godono la cottura, aggiungo i carciofi tagliati a spicchi un po' d'acqua e li lascio andare.... nel forno tre branzini stanno viaggiando a 150 gradi sdraiati sulle patate fatte a rondelle, e pomodorini a colorare con le olive nere il tutto spruzzato con vino bianco.
L'aperitivo accompagnato da un Francia Corta prevede anche tortillas e guacamole fatto al momento. In quel di Santa Fe oltre a registrare dischi ho imparato anche questa splendida formula: Avogado, peperoncino rosso, peperoncini verdi, aglio, pomodorini sale, pepe e olio (cipolla a scelta). Il tutto frullato.
E' il momento del salmone, mentre il Francia Corta sta finendo e un buon rosso maremmano è pronto a sostituirlo.
Lo spaghetto è in acqua, e a metà cottura lo butto in padella coi carciofi aggiungendo un po' d'acqua per la cottura finale e smorzare un po' le alici.
Stranamente parte già una terza bottiglia stavolta andiamo di Bolgheri, parliamo di un bruciato, vino che adoro e che con lo spaghetto non ci dispiace per niente.
La serata scorre... Francesco racconta di Roma e dello strano caso del Monopoli, mentre fuori la città si addormenta e il parcheggio vuoto sembra un grande letto per i sogni della gente. Sabrina è di buona compagnia e fuma sigarette strane mentre parla col chicco.
Pulisco e servo il branzino mentre in tavola arriva un vermentino dell'ottima azienda il torchio.
Salmone marinato con salsa di yougurt, senape menta e dragoncello
Spaghetti ai carciofi con alici
Branzino al forno con patate e olive
Torta di mele con salsa segreta
sabato 22 maggio 2010
La prima volta che mio padre mi portò per funghi avevo sette anni. Mangiammo nel bosco a mezzogiorno, uova sode e prosciutto crudo seduti sulle pietre dei boschi Antonesi. E' un ricordo ancora fortissimo, potrei raccontarvi persino il profumo di quella giornata. Mia madre mi aveva messo gli scarponcini rossi mentre bevevo il mio caffè latte, e mi aveva detto di stare attento al bosco. Erano le sette del mattino, non mi alzavo mai così presto e mi sentivo come in partenza per una missione. Le montagne ci aspettavano silenziose, e io e mio padre più silenziosi di loro imboccammo la salita per raggiungerle. Lui era ansioso cambiava le marce della sua Alfasud blu con lo stereo ancora a cassette che suonava (non ricordo cosa). Arrivammo all'ultima delle tante curve poco prima del paese. Girò la chiave. la mise in tasca, e poco dopo passavamo dall'asfalto al sentiero attraverso la vecchia mulattiera che portava a valle.
domenica 29 novembre 2009
"Fortuna che c'è la musica, che ci prende e pian pian ci dondola".
Cosi scriveva un songwriter ventenne che probabilmente aveva già intuito come funziona il tutto. Sono tempi duri signori, sta arrivando un altro Inverno e con lui un altro Natale. Un altro anno che parte e dà staffetta al prossimo.
Ci si arrovella la testa, le tasse da pagare, il postino che non passa. mettiamo il cuore sulla brace, e la polvere del quotidiano ci riempie non solo i comodini. E intanto fuori piove, come in quei film tristi americani dove alla fine lui però la sposa. C'è chi impazzisce perchè hanno cambiato un senso unico nel centro città, altri organizzano il giovedì del calcetto, altri ancora sbraitano nelle otto del mattino per un semaforo arancione e maledizione, qualcuno ha finito il caffè. Una mamma lega le stringhe al figlio dopo averlo ammonito. Un banchiere fuma, e un operaio brucia nel nuovo asfalto di via Macrobio, il porto si sveglia come tutti i giorni, i caselli si accendono, motori, sbadigli, motorini in fuga sui viali centrali, un sms inaspettato, comincia un altro giorno tra sigle televisive e le ultime notizie calcistiche. Siamo Uomini e donne tutti in marcia, tutta gente che non sa più come si chiama, tutta gente "in piedi per caso" come cantava un altro songwriter romano. Siamo "Polli di allevamento" citando il signor G.
venerdì 19 dicembre 2008
Mangiare soli si… Ma mangiare bene e bere ancora meglio...
A me la tavola chiede soddisfazione….
Capita di fare tardi, fare la spesa in fretta, dimenticare cose basilari come il sapone per lavare i piatti o la candeggina o ancora peggio il dentifricio, ma non puoi non fare attenzione a quello che metterai nello stomaco. E cosi ti concentri sul banco del pesce, della carne, valuti quali verdure ti suggerisce il palato in questo Dicembre piovoso.
Sono pronto per la cassa, ho nel cestello una cena veloce da cucinare ma non povera.
E cosi anche da solo metto il bicchiere buono da vino, il piatto largo e mi godo la mia cena solitaria.
La buona quotidianità è un grande privilegio….
Filetto al sangue con pepe verde + cavoletti di Bruxelles
Prosciutto crudo San Daniele + burrata e zuppa di lenticchie
mercoledì 3 dicembre 2008
scarpette, calzettoni, calzoncini preferiti, maglietta della salute nel caso faccia freddo, asciugamano, calzini e mutande pulite. Quelle buone perchè saranno visibili ai compagni di squadra.
Metterai la carta d'identità nella borsa per non dimenticarla e per ultimi ricorderai lo shampoo per i capelli lunghi, e un paio di calzini in più nel caso le scarpette siano abbondanti per via dei piedi freddi.
Ti avvierai a letto con la borsa pronta e penserai al ruolo da vestire il giorno dopo nel grande rettangolo verde, tra l'odore di piscio degli spogliatoi e le righe bianche che qualcuno avrà tracciato per i 22 piccoli uomini che scenderanno in campo. Ci sarà tè caldo tra un tempo e l'altro, qualcuno dirà parolacce all'arbitro, e l'allenatore ti dirà più di una volta di correre forte e stare sul primo palo durante i calci d'angolo. Forse farai gol, o dovrai battere un rigore, o magari farai segnare il ragazzino che domani esordirà in squadra con te nonostante sia piccolo e magro, e ha due anni in meno rispetto agli altri. Avrai la tua solita maglia, e i tuoi soliti capelli lunghi. I guanti e la tuta durante il riscaldamento, e nessun dolore ti dirà una volta di più che sei davvero un bimbo.
Ci saranno urla dalla tribuna per un fallo che hai commesso ma l'arbitro non ha visto. Ti attaccherai all'avversario da marcare e cercherai di essere la sua ombra per 90 minuti, il tempo necessario per non farlo segnare....
Chiederai la distanza giusta all'arbitro per una barriera di uomini troppo vicina alla palla, prenderai una breve rincorsa, calcerai forte e alto per via che il portiere non ci arrivi, valuterai la sua altezza e mirerai sotto la traversa. Non potrà arrivare fin lassù.
lunedì 27 ottobre 2008
Ogni mattina facevo il pane. Era l’Inverno 2004, lavoravo al ristorante “il dente del gigante” dello zio Lu’ a Courmayeur. C’era la neve, e ogni mattina facevo un tratto di strada a piedi per arrivare a lavoro. Spesso gli altri due cuochi erano già in cucina cosi come Daniel (il ragazzo rumeno dai capelli corti e i pensieri lunghi) che aveva già fatto colazione a burro e sardine da almeno un ora.
Il tempo di un caffè e poco dopo stavo già annodando il grembiule . Il pane era la prima cosa che facevo ogni giorno. Guardavo fuori dalla finestra i fiocchi di neve cadere sugli alberi, e ci disegnavo una canzone “Se domani avrò tempo mi innamorerò di te” mentre la macchina impastava pane all’uvetta, pane integrale con farine francesi o ancora focaccia al sesamo.
Mi dava un gran senso di quotidianità: dosare l’acqua, pesare la farina, aggiungere sale, guardare l’impasto lievitare, dividerlo, farne tante piccole porzioni per poi vederle dorare a 200 gradi nel forno a cielo aperto. Ero l’uomo del pane e mi dava soddisfazione farlo arrivare in tavola a pranzo e cena per i clienti.
Mi occupavo anche dei dolci, preparavo tortini al cioccolato con salsa alla menta. Oltre a questo ero spalla di entrambi i cuochi durante il servizio. Ricordo molte cose di quell’Inverno.
Una su tutte la volpe, che sembrava aspettarmi ogni notte quando tornavo a casa. Si spacciava per un cane rovistando vicino alle case. Presa dalla fame e approfittando del buio più nero.
Un'altra cosa che ricordo è la notte di capodanno dietro le quinte del ristorante, un brindisi povero ma unico. La cucina era un cumulo di piatti da lavare, padelle ancora sulla stufa, pentole fumanti e costolette d’agnello annegate nell’olio. Era un buon tempo come direbbe Fossati.
Quel posto mi rendeva sereno e armonico.
Pensavo poco ma bene, in quei mesi ho scritto “la neve sugli alberi” e il mio amico Diego ha dovuto prestarmi la sua chitarra perché non ne avevo una con me.
Ci sono state belle serate, ad esempio la sera dell’assenzio con Nuccio (Alberto) e lo zio Lu’ parlando dei poeti maledetti e i loser americani.
Ricordo il disco di Chet Baker live in Paris nell’ora del crepuscolo.
Ricordo la ragazza che ha colorato di rosso l’Inverno.
Ricordo il cervo, il silenzio in cucina alle otto del mattino, la frenesia del servizio, le finestre appannate, le mani stanche, il vapore del forno, le tagliatelle al cacao, le canzoni di Donovan mentre tritavo il prezzemolo o la cantina dei vini dove ascoltare Bruce Springsteen con tatix e cicius.
Ricordo quella nostalgia sana che solo la montagna sa iniettare nel cuore e nei pensieri.
Pane alle Erbe
300 dl. D’acqua
Un cucchiaino ½ di sale
Un cucchiaino di zucchero
Un cucchiaio di erba cipollina
Mezzo cucchiaio di timo
Due cucchiai di prezzemolo tritato