venerdì 19 dicembre 2008

Cene solitarie
Mangiare soli si… Ma mangiare bene e bere ancora meglio...

Che se uno mangia da solo è quasi sinonimo di cena povera, di fretta, mal digerita, qualcosa di forzato, un piccolo dovere tra le 20 e le 21,30 come fosse un casello autostradale. E cosi capita spesso che i soli cenino svogliatamente, prima di uscire dopo il caffè o prima dell’assopirsi su un divano scomodo guardando un film a caso.
A me la tavola chiede soddisfazione….
Capita di fare tardi, fare la spesa in fretta, dimenticare cose basilari come il sapone per lavare i piatti o la candeggina o ancora peggio il dentifricio, ma non puoi non fare attenzione a quello che metterai nello stomaco. E cosi ti concentri sul banco del pesce, della carne, valuti quali verdure ti suggerisce il palato in questo Dicembre piovoso.
Ti aggiri nei corridoi di un supermercato come un bambino nell'ora di ricreazione, rapito dai colori e le scritte, le file a mo' di domino della pasta: linguine, spaghetti, penne, conchiglie....
Hai desideri di filetti al sangue nel reparto carne, e di pesci pescati da padella per farli nuotare nell'olio e il vino dopo l'acqua del mare, mentre guardi i tranci di tonno sul banco a farsi scegliere.
Il reparto surgelati lo lascio perdere e compro il pane, è importante.
Arrivo al vino, rosso, perché fuori fa un freddo cane. Tutte quelle bottiglie, messe in fila, ordinate, pronte ad essere liberate.Ti fermi ne guardi una, poi un altra, adesso sembra che siano loro a fissarti. Una terza bottiglia ti distrae dalle prime due, la guardi, la tocchi, la leggi, cerchi di intuirla, quasi la corteggi.. è lei... stasera ti bevo, ti centellino, ti spoglio.
Sono pronto per la cassa, ho nel cestello una cena veloce da cucinare ma non povera.
E cosi anche da solo metto il bicchiere buono da vino, il piatto largo e mi godo la mia cena solitaria.
La buona quotidianità è un grande privilegio….






Filetto al sangue con pepe verde + cavoletti di Bruxelles









Tagliata di tonno con salsa di pistacchi + broccolo siciliano









Prosciutto crudo San Daniele + burrata e zuppa di lenticchie



mercoledì 3 dicembre 2008


Stoppare la palla, lanciarla lontano,
colpire di testa...
E' una di quelle sere in cui vorresti tornare ai tuoi quindici anni, e prepari la borsa per gli allenamenti o la partita di calcio del giorno dopo:
scarpette, calzettoni, calzoncini preferiti, maglietta della salute nel caso faccia freddo, asciugamano, calzini e mutande pulite. Quelle buone perchè saranno visibili ai compagni di squadra.
Metterai la carta d'identità nella borsa per non dimenticarla e per ultimi ricorderai lo shampoo per i capelli lunghi, e un paio di calzini in più nel caso le scarpette siano abbondanti per via dei piedi freddi.


Ti avvierai a letto con la borsa pronta e penserai al ruolo da vestire il giorno dopo nel grande rettangolo verde, tra l'odore di piscio degli spogliatoi e le righe bianche che qualcuno avrà tracciato per i 22 piccoli uomini che scenderanno in campo. Ci sarà tè caldo tra un tempo e l'altro, qualcuno dirà parolacce all'arbitro, e l'allenatore ti dirà più di una volta di correre forte e stare sul primo palo durante i calci d'angolo. Forse farai gol, o dovrai battere un rigore, o magari farai segnare il ragazzino che domani esordirà in squadra con te nonostante sia piccolo e magro, e ha due anni in meno rispetto agli altri. Avrai la tua solita maglia, e i tuoi soliti capelli lunghi. I guanti e la tuta durante il riscaldamento, e nessun dolore ti dirà una volta di più che sei davvero un bimbo.
Durante il primo tempo avrai cinque o dieci secondi per pensare alla ragazza che hai visto il giorno prima alla fermata dell'autobus. Forse riderai pensando di poterla rivedere presto, ma avresti voglia che fosse lì a guardarti rincorrere un pallone, per farle conoscere la tua grinta, e la tua voglia di vincere.
Ci saranno urla dalla tribuna per un fallo che hai commesso ma l'arbitro non ha visto. Ti attaccherai all'avversario da marcare e cercherai di essere la sua ombra per 90 minuti, il tempo necessario per non farlo segnare....
Guarderai la panchina quando l'arbitro fermerà il gioco per una sostituzione sperando che non sia il tuo turno, e applaudirai il compagno che lascerà il campo.
Chiederai la distanza giusta all'arbitro per una barriera di uomini troppo vicina alla palla, prenderai una breve rincorsa, calcerai forte e alto per via che il portiere non ci arrivi, valuterai la sua altezza e mirerai sotto la traversa. Non potrà arrivare fin lassù.

Il mattino e l'odore del prato ti entreranno nel naso invadendoti la gola. Forse cadrai in area di rigore, per uno sgambetto malandrino che ti negherà un tiro sul primo palo. L'arbitro fischierà fallo o forse farà proseguire il gioco. Ti alzerai scuotendo la testa e saprai che alla fine dei 90' la bilancia sarà dalla parte dei coraggiosi e dei più forti. I pantaloncini forse saranno larghi, hai le gambe magre, e allora speri ci sia il completino invernale. Quello con le maglie rosse e blu e i pantaloncini neri, quelli si che mi piacciono... sono i miei preferiti.
Parlerai coi compagni andando allo stadio, e qualcuno dirà mentendo che qualche ragazza gli ha sbottonato i pantaloni, l'allenatore griderà, pretendendo che si parli solo ed esclusivamente della partita.
Avrai i muscoli stanchi e i capelli umidi dopo la doccia, a fine partita. E quando uscirai con la borsa sulle spalle, qualcuno ti dirà "bravo!!! hai giocato bene". Tu sorriderai, e ti sembrerà ti chiedano un autografo. Tornerai a casa, dirai ai tuoi com’è andata la partita, forse ci sarà qualche parente o amico a pranzo e ti farà domande. Dirai che l'arbitro ha penalizzato la tua squadra e che quel fuorigioco era inesistente, prenderai la forchetta, mentre tua madre spegnerà la luce in cucina prima di sedersi anche lei a tavola, e sarà un' ottima domenica.

.... mi dava soddisfazione
vedere il pallone gonfiare la rete
stoppare la palla,
lanciarla lontano
colpire di testa.
Correre forte
più veloce del vento
più veloce del tempo
e del mio pensiero ....

lunedì 27 ottobre 2008

E di nuovo faccio il pane....


Ogni mattina facevo il pane. Era l’Inverno 2004, lavoravo al ristorante “il dente del gigante” dello zio Lu’ a Courmayeur. C’era la neve, e ogni mattina facevo un tratto di strada a piedi per arrivare a lavoro. Spesso gli altri due cuochi erano già in cucina cosi come Daniel (il ragazzo rumeno dai capelli corti e i pensieri lunghi) che aveva già fatto colazione a burro e sardine da almeno un ora.
Il tempo di un caffè e poco dopo stavo già annodando il grembiule . Il pane era la prima cosa che facevo ogni giorno. Guardavo fuori dalla finestra i fiocchi di neve cadere sugli alberi, e ci disegnavo una canzone “Se domani avrò tempo mi innamorerò di te” mentre la macchina impastava pane all’uvetta, pane integrale con farine francesi o ancora focaccia al sesamo.
Mi dava un gran senso di quotidianità: dosare l’acqua, pesare la farina, aggiungere sale, guardare l’impasto lievitare, dividerlo, farne tante piccole porzioni per poi vederle dorare a 200 gradi nel forno a cielo aperto. Ero l’uomo del pane e mi dava soddisfazione farlo arrivare in tavola a pranzo e cena per i clienti.
Mi occupavo anche dei dolci, preparavo tortini al cioccolato con salsa alla menta. Oltre a questo ero spalla di entrambi i cuochi durante il servizio. Ricordo molte cose di quell’Inverno.
Una su tutte la volpe, che sembrava aspettarmi ogni notte quando tornavo a casa. Si spacciava per un cane rovistando vicino alle case. Presa dalla fame e approfittando del buio più nero.
Un'altra cosa che ricordo è la notte di capodanno dietro le quinte del ristorante, un brindisi povero ma unico. La cucina era un cumulo di piatti da lavare, padelle ancora sulla stufa, pentole fumanti e costolette d’agnello annegate nell’olio. Era un buon tempo come direbbe Fossati.
Quel posto mi rendeva sereno e armonico.
Pensavo poco ma bene, in quei mesi ho scritto “la neve sugli alberi” e il mio amico Diego ha dovuto prestarmi la sua chitarra perché non ne avevo una con me.
Ci sono state belle serate, ad esempio la sera dell’assenzio con Nuccio (Alberto) e lo zio Lu’ parlando dei poeti maledetti e i loser americani.
Ricordo il disco di Chet Baker live in Paris nell’ora del crepuscolo.
Ricordo la ragazza che ha colorato di rosso l’Inverno.
Ricordo il cervo, il silenzio in cucina alle otto del mattino, la frenesia del servizio, le finestre appannate, le mani stanche, il vapore del forno, le tagliatelle al cacao, le canzoni di Donovan mentre tritavo il prezzemolo o la cantina dei vini dove ascoltare Bruce Springsteen con tatix e cicius.
Ricordo quella nostalgia sana che solo la montagna sa iniettare nel cuore e nei pensieri.
Come stare all’ombra di un gigante.



Pane alle Erbe

450 gr. Di farina 00
300 dl. D’acqua
Un cucchiaino ½ di sale
Un cucchiaino di zucchero
Un cucchiaino ½ di lievito di birra secco
Un cucchiaio di erba cipollina
Mezzo cucchiaio di timo
Due cucchiai di prezzemolo tritato
Mezzo cucchiaio di semi di finocchio
Sesamo













mercoledì 16 luglio 2008













La casa a due greche
della signora Colla









Il mese di Luglio ha visto the Barotti's Family alle prese con una villa a Cinquale. Poco distante da Forte Dei Marmi dove "tutta quell'America non c'era". Ristrutturata e riportata a nuovo, la casa ha un enorme piscina davanti all'ingresso principale, due terrazze al primo piano, due verande, 9 finestre e ben 10 portefinestre. L'intonaco è nuovo e ben fatto, ottimo e decisamente a norma il ponteggio esterno.





Tempo di lavorazione 10 giorni circa. Imbiancatura con tre tonalità di colori + una mano di fissativo:


I sottoterrazzi sono di color nocciola, cosi come la gronda rifinita con travi in legno che impreziosiscono le alture della casa, le pareti verticali di un giallo timido (molto simile al giallo della copertina di Last Waltz) per intenderci...
I piccoli riquadri delle finestre tra il marmo e le persiane riprendono il colore della gronda.


Nel sotto trave sulla parete verticale notiamo la prima greca a rombi di circa 15 cm che scorre per tutto il perimetro della casa. Tonalità di colore poco più scuro del nocciola precedente.

Nelle pareti a nord e ad est scorre la seconda greca di 50 cm. Poco sotto la prima con una fantasia di rombi anch'essa.


Nelle verande i pilastri in cemento con capitelli in marmo color "Last waltz".



Materiale utilizzato - sikkens alphaloxan, silossanico per esterni (uno dei migliori in commercio).

Votazione cantiere:

Muratori 9


Giardinieri 10


Falegnami 9


Elettricisti 9


I signori Colla 10

martedì 15 luglio 2008

a cena con Vinili - 14/07/08





Che è Lunedi sera... aspetto l' amico Davide Vinili per cena. Nonostante il 14 Luglio sembra che l'estate sulla costa Toscana si sia fermata per qualche ora... Piove a spilli, e arriva un buon vento dalla finestra di cucina dove “le donne nascondevano il vino”.
Ho voglia di dischi classici.. e per quello che sto cucinando penso siano più che adatti.
Davide è un amico che da soddisfazione quando cucino. Sa mangiare e sa tenere compagnia al vino come il vino tiene compagnia ai romantici. Il menù prevede una piccola entratina con speck dell'alto adige e tomino passato alla griglia, niente a che vedere col menù ma non lascia andare da solo il primo bicchiere di vino, mentre aspettiamo la cottura del pesce, parlando di Leonard Cohen che tra non molto suonerà dalle nostre parti.

L'antipasto prevede:
Carpaccio di orata.
Ingredienti e preparazione:
filetti di orata, due limoni (Barotti), noci, pomodori pachino, prezzemolo, sale, pepe e papavero.
Stendere i filetti di orata in un piatto, spremere i due limoni sui filetti, aggiungere un pizzico di sale, pepe, e spolverare con prezzemolo, papavero e le noci tritate. Tagliare a metà i pomodori pachino, posizionarli a cerchio e mo' di orologio sul piatto. Coprire il tutto con una pellicola e lasciare in frigo per circa 30 minuti.
Disco consigliato per la preparazione
Slow New York - Richard Julian.
A seguire...
Trota alla Valdostana
2 trote, un gambo di sedano, cipolla e una carota. Uvetta, un bicchiere di aceto, burro, farina,
scorza di limone, foglie di alloro e salvia, rosmarino, aglio, brodo vegetale sale e pepe.
Tritare il gambo di sedano la carota e la cipolla, far rosolare in olio di oliva insieme all'aglio, aggiungere salvia rosmarino e alloro. Lasciare andare per un po', mettete le trote lavate e pulite. Dopo qualche minuto è tempo del bicchiere d'aceto... far cuocere a fuoco basso aggiungendo il brodo vegetale di tanto in tanto. Girare le trote dalle due alle tre volte durante la cottura, aggiungere l'uvetta lasciata in acqua calda per 10 minuti precedentemente. Far andare... fare andare... sale e pepe, poco dopo togliere le trote e posizionarle nel piatto. A parte lavorare una noce di burro con un po' di farina. Metterlo in padella col resto per rendere il tutto più omogeneo... ancora un minuto e poi stendere la salsa sulle trote. Portate in tavola.
Tempo di preparazione 30/35 minuti
disco consigliato per la preparazione
The Pull – Kreg Viesselman
Riguardo il vino certamente un bianco andrebbe a nozze col menù ma... sai com'è? noi toscani con la voglia rosso. E stasera ho voglia di rosso! Ci beviamo un vino Syrah dal sud della Francia – Valmont.
Dischi consigliati per la cena:
Modern times di Bob Dylan che azzecca l'agrodolce della nostra trota, un po' di Last Waltz della Band “tanto per dire” come direbbe Bitti. A seguire ci sciogliamo le orecchie con le canzoni di Domenico Modugno. Intuiamo che lui insieme a Lucio Battisti sono stati i veri pionieri della rivoluzione nella canzone italiana. Raccontiamo aneddoti e mi emoziono riascoltando “malarazza” o “strada n'fosa” di Modugno.
La serata scorre.... cibo, vino e musica si mescolano a coronare e impreziosire la buona compagnia.
Vien da sorridere poco prima del sonno....
nelle foto:
preparazione al menù e un limone Barotti