lunedì 30 maggio 2011

Un occhio ad est e l'altro ad Ovest



Maggio... mese strano, ne ho scritte di canzoni in questo mese. quest'anno "Compositore di canzoni" compie 15 anni. Milano diventa rossa, rossa come spesso è il tramonto dalle mie parti. Il tempo passa e tutto passa e tutto resta.... A questo paese tocca sempre ricominciare, senza mai ricominciare davvero. Gad Lerner sta letteralmente godendo in Tv e ho quasi finito il vino (male, molto male).



Dopo domani sarà il primo Giugno, e mi mancano tante cose, veramente tante. da un po' di tempo imbianco case e suono molto meno, e mi manca la gente, l'impressione che una canzone sia sanguinante come appena scritta dopo 10 anni dal suo primo inchiostro. Mi manca l'autostrada e il mio nome scritto in un locale a 100 km da casa mia, mi manca essere un uomo in costruzione. L'unico modo di essere coerente che conosco.... Mi mancano le mie mani perdute tra le corde. Mi mancano le strisce pedonali di Milano, mentre rido e auguro buona vita a qualcuno. Mi manca cantare versi a memoria e sentirmeli suggerire da qualcuno in prima fila. (Sto pensando ad un viaggio a Santa Fe').


Domani lavorerò a Forte Dei Marmi dove ancora non sanno che non è più Forte Dei Marmi. Ma perchè mi manca tutta sta roba mentre fuori un'altra finestra si spegne.... perchè?


Io non lo so, e se lo so, te lo dico dopo... all'ultimo bicchiere, come diceva la lenza di mio nonno, sento l'Estate arrivare.. a quest'ora sta attraversando la Liguria e tra non molto arriverà da noi toscani. Proprio ieri ero a RioMaggiore e guardavo il grande Gigante mare che sembra sempre ridere nelle giornate di sole. Condividere cose, panorami, luci, minuti che passano ed emozioni con altri due occhi sta diventando il mio miglior passatempo. Ci sono persone che si incontrano come si incontrano le canzoni... inaspettate, nuove, elettriche. Proprio come fa un verso, una melodia che suggerisce 3 minuti di musica o altre 70 parole a seguire... cosi è... ci sono persone capaci di accompagnarti tutta la vita, con tre minuti di intenzione.



Il vino è veramente finito... quindi.. potrei rovesciare anche il tavolo e arrabbiarmi con qualcuno o qualcosa, tanto il rosso è a fine bottiglia. Come a fine corsa sono tante cose oggi.



Il tutto per un prossimo, atteso e ottimo Inizio...



buon viaggio signori....



Vostro Ste



lunedì 31 gennaio 2011

Sabato 29 Gennaio
Cena in Via Turati

La serata è fredda, sono le sette e accendo la luce sopra i fornelli, in tv mentre taglio carciofi passano ancora il cavaliere alle prese con le pulzelle di "via Orgettina". Molto meglio spegnere la scatola nera è mettere un buon disco da preparazione cena. Bob Marley- live in Dortmund. Uno dei bootleg più belli del grande artista Giamaicano. Almeno tre volte l'anno questo disco va ascoltato.... e quando lo ascolto è naturale chiamare il mio amico Michele per condividere ancora una volta la magia della sezione ritmica dei fratelli Barret (basso e batteria dei fantastici Wailers).


La cucina si riempie di musica Reggae e il cibo se ne accorge... il Chicco taglia, lava e prepara verdure per un buon pinzimonio mentre sto marinando il salmone con olio e pepe. Francesco e Sabrina sono i nostri invitati e saranno qua tra poco. A loro spetta portare il dolce e un po' di vino. Il dolce da 10 e lode (torta di mele con salsa segreta) e riguardo il vino, tre ottime bottiglie (la cosa non mi dispiace). Mentre l'acqua bolle, il peperoncino le acciughe e l'aglio si godono la cottura, aggiungo i carciofi tagliati a spicchi un po' d'acqua e li lascio andare.... nel forno tre branzini stanno viaggiando a 150 gradi sdraiati sulle patate fatte a rondelle, e pomodorini a colorare con le olive nere il tutto spruzzato con vino bianco.


L'aperitivo accompagnato da un Francia Corta prevede anche tortillas e guacamole fatto al momento. In quel di Santa Fe oltre a registrare dischi ho imparato anche questa splendida formula: Avogado, peperoncino rosso, peperoncini verdi, aglio, pomodorini sale, pepe e olio (cipolla a scelta). Il tutto frullato.
E' il momento del salmone, mentre il Francia Corta sta finendo e un buon rosso maremmano è pronto a sostituirlo.
Lo spaghetto è in acqua, e a metà cottura lo butto in padella coi carciofi aggiungendo un po' d'acqua per la cottura finale e smorzare un po' le alici.
Stranamente parte già una terza bottiglia stavolta andiamo di Bolgheri, parliamo di un bruciato, vino che adoro e che con lo spaghetto non ci dispiace per niente.


La serata scorre... Francesco racconta di Roma e dello strano caso del Monopoli, mentre fuori la città si addormenta e il parcheggio vuoto sembra un grande letto per i sogni della gente. Sabrina è di buona compagnia e fuma sigarette strane mentre parla col chicco.





Pulisco e servo il branzino mentre in tavola arriva un vermentino dell'ottima azienda il torchio.
Stiamo battendo le lancette.... stare a tavola e non rendersi conto dell'after midnight è sinonimo dell'alchimia del vino del cibo e della buona compagnia. Questa casa dovrà abituarsi, o forse si è già abituata.

Per finire torta di mele con salsa segreta portata dagli ospiti, torta da autografo....
E' passata anche una grappa.... ma non la ricordo.



Salmone marinato con salsa di yougurt, senape menta e dragoncello

Spaghetti ai carciofi con alici

Branzino al forno con patate e olive

Torta di mele con salsa segreta

sabato 22 maggio 2010

...Dove si può camminare e cercare funghi...

Maledetto Maggio piovoso, questo tempo sta letteralmente affettando la mia schiena. Sento l'umidità nelle ossa e da una settimana neppure il mio amato celebrex placa i dolori.
Siamo al 22 e ho contato già 7 temporali in questo mese. Ieri sembrava buttare al bello ma oggi è di nuovo pioggia e nuvole abbondanti nel cielo, a far correre le signore a salvare i panni stesi.
L'unica nota positiva di questo tempo? Ve lo dico io..... funghi. Funghi porcini in apnea nella terra marrone, in attesa di tirar fuori la testa col primo sole.Saranno funghi porcini a chili quest'anno e io ne godo.

La prima volta che mio padre mi portò per funghi avevo sette anni. Mangiammo nel bosco a mezzogiorno, uova sode e prosciutto crudo seduti sulle pietre dei boschi Antonesi. E' un ricordo ancora fortissimo, potrei raccontarvi persino il profumo di quella giornata. Mia madre mi aveva messo gli scarponcini rossi mentre bevevo il mio caffè latte, e mi aveva detto di stare attento al bosco. Erano le sette del mattino, non mi alzavo mai così presto e mi sentivo come in partenza per una missione. Le montagne ci aspettavano silenziose, e io e mio padre più silenziosi di loro imboccammo la salita per raggiungerle. Lui era ansioso cambiava le marce della sua Alfasud blu con lo stereo ancora a cassette che suonava (non ricordo cosa). Arrivammo all'ultima delle tante curve poco prima del paese. Girò la chiave. la mise in tasca, e poco dopo passavamo dall'asfalto al sentiero attraverso la vecchia mulattiera che portava a valle.

I porcini di Antona sono secondo me tra i migliori.... Le montagne di quei boschi guardano il mare e i funghi, le castagne, le more ne assorbono il sale. In quei sentieri ho incontrato cinghiali e vipere. Le scope, i cerri e i castagni secolari sono sempre stati generosi di buoni funghi con me.
Amo andare da solo, starmene col bosco. Diventi parte di quegli alberi, spegni il cervello, anzi... lo rallenti. Si... perché pensi, ma pensi più forte e più lento. Ti arrivano canzoni in testa e quel problema che guardavi sotto la lente si sposta, diventa minore, più affrontabile. Ti fermi a fumare guardando fin dove arriva il fiume, e ripensi a quella volta in cui il cesto non bastava a tenere i funghi tutti insieme. Ti volti, e guardi i tronchi. Immagini parlino tra loro o immagni che il bosco in assenza degli umani diventi chissà quale mondo magico. Dove i folletti fischiettano tra i rami mentre insetti parlanti si litigano un fiore. Animali fantastici prendono forma. Unicorni e gli ippogrifi risalgono il monte e la tana di un ghiro è un passaggio segreto per arrivare a Saturno, e poi le fate e le ninfe che accarezzano foglie ballerine tra i rami e la terra. Poi il precipitare di un riccio ti sveglia dal tuo pensare e torni a cercare funghi. Scansi una felce per vedere se uno si nasconde dietro di lei. E magari c'è davvero... lo vedi brillare nel fogliame secco con la testa umida di rugiada ed è come cibo per gli occhi. Ma finirà tra i denti, affettato e condito con limone, olio, pepe e parmigiano, e mentre lo mangi ripensi ai km nel bosco. Aspettando che cuociano le teste grandi dei porcini sulla brace, che finiranno sulla tua bistecca.



La montagna ci insegna,
e sa colpirci al cuore.
In quel silenzio crudo
dove l'uomo fa la punta ai pensieri.


domenica 29 novembre 2009

Dopo il primo sbadiglio


"Fortuna che c'è la musica, che ci prende e pian pian ci dondola".


Cosi scriveva un songwriter ventenne che probabilmente aveva già intuito come funziona il tutto. Sono tempi duri signori, sta arrivando un altro Inverno e con lui un altro Natale. Un altro anno che parte e dà staffetta al prossimo.


Ci si arrovella la testa, le tasse da pagare, il postino che non passa. mettiamo il cuore sulla brace, e la polvere del quotidiano ci riempie non solo i comodini. E intanto fuori piove, come in quei film tristi americani dove alla fine lui però la sposa. C'è chi impazzisce perchè hanno cambiato un senso unico nel centro città, altri organizzano il giovedì del calcetto, altri ancora sbraitano nelle otto del mattino per un semaforo arancione e maledizione, qualcuno ha finito il caffè. Una mamma lega le stringhe al figlio dopo averlo ammonito. Un banchiere fuma, e un operaio brucia nel nuovo asfalto di via Macrobio, il porto si sveglia come tutti i giorni, i caselli si accendono, motori, sbadigli, motorini in fuga sui viali centrali, un sms inaspettato, comincia un altro giorno tra sigle televisive e le ultime notizie calcistiche. Siamo Uomini e donne tutti in marcia, tutta gente che non sa più come si chiama, tutta gente "in piedi per caso" come cantava un altro songwriter romano. Siamo "Polli di allevamento" citando il signor G.


C'è bisogno di un autogrill, una pausa, un sospiro un po' più lungo, un orgasmo di tutto rispetto.
Ci siamo dimenticati dei sensi, prigionieri di un libro scritto da qualcuno che non parla nemmeno la nostra lingua. Alibi e promesse, impegni e inconfidenze, matrimoni col disco orario, strette di mano al veleno, sorrisi di plastica, pulsanti e trasformatori, desideri infranti nei cassetti chiusi a chiave... vedi mai che a volte uscissero a ricordarti cosa vuoi davvero. Continuano a spegnerci la luce e quasi ci piace, perchè la luce di una candela è molto più gestibile di un sole accecante. Tutti presi nel gioco della volpe, il furbo frega la gallina, e il buono è solo scemo.

Che paese.... che paese di pecore che ha come pastore un furfante e come cani da gregge vampiri. C'hanno dato un nome e un cognome per ricordarci meglio che non siamo nessuno, diventiamo numeri, codici, password o cartellini. Tutto per il grande gioco del monopoli dove tutti aspirano a una bella casa nel parco della vittoria. E poi la crisi... sta valanga che sta coprendo ogni cosa riducendoci all'osso. Stiamo boccheggiando... E nessuno si accorge che la crisi siamo noi, siamo gente che non sogna più. Il lavoro sicuro, il lavoro da non fare una mazza ma almeno a fine mese hai i tuoi soldini... "Dove sono andati i tempi di una volta per Giunone, quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione".
Si, mi innamoro ma vediamo dove mi porta a cena, le grandi aspirazioni dei giovani velina o calciatore, tutti incrostati nella cultura del capo: tutto esiste ed è buono se passa nella scatola al plasma. Siamo pronti a diventare tutti maiali come chi ci governa proprio come nell' acuto libro di Orwell. E sinceramente tra loro e noi i peggiori siamo noi. Loro maiali lo sono, noi aspiriamo ad esserlo.
C'è un Italia che lavora, suda, c'è un Italia che muore ogni giorno nei cantieri o ancora peggio nelle carceri perchè avevi in tasca 20 grammi di hashish. C'è un Italia che si mette la divisa perchè non c'è altra possibilità di lavoro, c'è un Italia di leggi che ci inculca che ogni cosa deve essere burocratica, organizzata, stabilita, incolonnata. C'è un Italia che ci raccomanda, che tutto si puo fare se sei amico, cugino o il leccapiedi di qualcuno. Parlano di mafia come se fosse un diavolo invisibile che si muove di notte, ma è tutto in proporzione. Saremmo tutti pronti a far la festa al vicino per un metro di terra. Pensare che siamo il paese dei Michelangelo, dei Leonardo da Vinci e i Dante Alighieri.

Si son fatte le nove signori..... vado ad ascoltarmi un po' di musica....





venerdì 19 dicembre 2008

Cene solitarie
Mangiare soli si… Ma mangiare bene e bere ancora meglio...

Che se uno mangia da solo è quasi sinonimo di cena povera, di fretta, mal digerita, qualcosa di forzato, un piccolo dovere tra le 20 e le 21,30 come fosse un casello autostradale. E cosi capita spesso che i soli cenino svogliatamente, prima di uscire dopo il caffè o prima dell’assopirsi su un divano scomodo guardando un film a caso.
A me la tavola chiede soddisfazione….
Capita di fare tardi, fare la spesa in fretta, dimenticare cose basilari come il sapone per lavare i piatti o la candeggina o ancora peggio il dentifricio, ma non puoi non fare attenzione a quello che metterai nello stomaco. E cosi ti concentri sul banco del pesce, della carne, valuti quali verdure ti suggerisce il palato in questo Dicembre piovoso.
Ti aggiri nei corridoi di un supermercato come un bambino nell'ora di ricreazione, rapito dai colori e le scritte, le file a mo' di domino della pasta: linguine, spaghetti, penne, conchiglie....
Hai desideri di filetti al sangue nel reparto carne, e di pesci pescati da padella per farli nuotare nell'olio e il vino dopo l'acqua del mare, mentre guardi i tranci di tonno sul banco a farsi scegliere.
Il reparto surgelati lo lascio perdere e compro il pane, è importante.
Arrivo al vino, rosso, perché fuori fa un freddo cane. Tutte quelle bottiglie, messe in fila, ordinate, pronte ad essere liberate.Ti fermi ne guardi una, poi un altra, adesso sembra che siano loro a fissarti. Una terza bottiglia ti distrae dalle prime due, la guardi, la tocchi, la leggi, cerchi di intuirla, quasi la corteggi.. è lei... stasera ti bevo, ti centellino, ti spoglio.
Sono pronto per la cassa, ho nel cestello una cena veloce da cucinare ma non povera.
E cosi anche da solo metto il bicchiere buono da vino, il piatto largo e mi godo la mia cena solitaria.
La buona quotidianità è un grande privilegio….






Filetto al sangue con pepe verde + cavoletti di Bruxelles









Tagliata di tonno con salsa di pistacchi + broccolo siciliano









Prosciutto crudo San Daniele + burrata e zuppa di lenticchie



mercoledì 3 dicembre 2008


Stoppare la palla, lanciarla lontano,
colpire di testa...
E' una di quelle sere in cui vorresti tornare ai tuoi quindici anni, e prepari la borsa per gli allenamenti o la partita di calcio del giorno dopo:
scarpette, calzettoni, calzoncini preferiti, maglietta della salute nel caso faccia freddo, asciugamano, calzini e mutande pulite. Quelle buone perchè saranno visibili ai compagni di squadra.
Metterai la carta d'identità nella borsa per non dimenticarla e per ultimi ricorderai lo shampoo per i capelli lunghi, e un paio di calzini in più nel caso le scarpette siano abbondanti per via dei piedi freddi.


Ti avvierai a letto con la borsa pronta e penserai al ruolo da vestire il giorno dopo nel grande rettangolo verde, tra l'odore di piscio degli spogliatoi e le righe bianche che qualcuno avrà tracciato per i 22 piccoli uomini che scenderanno in campo. Ci sarà tè caldo tra un tempo e l'altro, qualcuno dirà parolacce all'arbitro, e l'allenatore ti dirà più di una volta di correre forte e stare sul primo palo durante i calci d'angolo. Forse farai gol, o dovrai battere un rigore, o magari farai segnare il ragazzino che domani esordirà in squadra con te nonostante sia piccolo e magro, e ha due anni in meno rispetto agli altri. Avrai la tua solita maglia, e i tuoi soliti capelli lunghi. I guanti e la tuta durante il riscaldamento, e nessun dolore ti dirà una volta di più che sei davvero un bimbo.
Durante il primo tempo avrai cinque o dieci secondi per pensare alla ragazza che hai visto il giorno prima alla fermata dell'autobus. Forse riderai pensando di poterla rivedere presto, ma avresti voglia che fosse lì a guardarti rincorrere un pallone, per farle conoscere la tua grinta, e la tua voglia di vincere.
Ci saranno urla dalla tribuna per un fallo che hai commesso ma l'arbitro non ha visto. Ti attaccherai all'avversario da marcare e cercherai di essere la sua ombra per 90 minuti, il tempo necessario per non farlo segnare....
Guarderai la panchina quando l'arbitro fermerà il gioco per una sostituzione sperando che non sia il tuo turno, e applaudirai il compagno che lascerà il campo.
Chiederai la distanza giusta all'arbitro per una barriera di uomini troppo vicina alla palla, prenderai una breve rincorsa, calcerai forte e alto per via che il portiere non ci arrivi, valuterai la sua altezza e mirerai sotto la traversa. Non potrà arrivare fin lassù.

Il mattino e l'odore del prato ti entreranno nel naso invadendoti la gola. Forse cadrai in area di rigore, per uno sgambetto malandrino che ti negherà un tiro sul primo palo. L'arbitro fischierà fallo o forse farà proseguire il gioco. Ti alzerai scuotendo la testa e saprai che alla fine dei 90' la bilancia sarà dalla parte dei coraggiosi e dei più forti. I pantaloncini forse saranno larghi, hai le gambe magre, e allora speri ci sia il completino invernale. Quello con le maglie rosse e blu e i pantaloncini neri, quelli si che mi piacciono... sono i miei preferiti.
Parlerai coi compagni andando allo stadio, e qualcuno dirà mentendo che qualche ragazza gli ha sbottonato i pantaloni, l'allenatore griderà, pretendendo che si parli solo ed esclusivamente della partita.
Avrai i muscoli stanchi e i capelli umidi dopo la doccia, a fine partita. E quando uscirai con la borsa sulle spalle, qualcuno ti dirà "bravo!!! hai giocato bene". Tu sorriderai, e ti sembrerà ti chiedano un autografo. Tornerai a casa, dirai ai tuoi com’è andata la partita, forse ci sarà qualche parente o amico a pranzo e ti farà domande. Dirai che l'arbitro ha penalizzato la tua squadra e che quel fuorigioco era inesistente, prenderai la forchetta, mentre tua madre spegnerà la luce in cucina prima di sedersi anche lei a tavola, e sarà un' ottima domenica.

.... mi dava soddisfazione
vedere il pallone gonfiare la rete
stoppare la palla,
lanciarla lontano
colpire di testa.
Correre forte
più veloce del vento
più veloce del tempo
e del mio pensiero ....

lunedì 27 ottobre 2008

E di nuovo faccio il pane....


Ogni mattina facevo il pane. Era l’Inverno 2004, lavoravo al ristorante “il dente del gigante” dello zio Lu’ a Courmayeur. C’era la neve, e ogni mattina facevo un tratto di strada a piedi per arrivare a lavoro. Spesso gli altri due cuochi erano già in cucina cosi come Daniel (il ragazzo rumeno dai capelli corti e i pensieri lunghi) che aveva già fatto colazione a burro e sardine da almeno un ora.
Il tempo di un caffè e poco dopo stavo già annodando il grembiule . Il pane era la prima cosa che facevo ogni giorno. Guardavo fuori dalla finestra i fiocchi di neve cadere sugli alberi, e ci disegnavo una canzone “Se domani avrò tempo mi innamorerò di te” mentre la macchina impastava pane all’uvetta, pane integrale con farine francesi o ancora focaccia al sesamo.
Mi dava un gran senso di quotidianità: dosare l’acqua, pesare la farina, aggiungere sale, guardare l’impasto lievitare, dividerlo, farne tante piccole porzioni per poi vederle dorare a 200 gradi nel forno a cielo aperto. Ero l’uomo del pane e mi dava soddisfazione farlo arrivare in tavola a pranzo e cena per i clienti.
Mi occupavo anche dei dolci, preparavo tortini al cioccolato con salsa alla menta. Oltre a questo ero spalla di entrambi i cuochi durante il servizio. Ricordo molte cose di quell’Inverno.
Una su tutte la volpe, che sembrava aspettarmi ogni notte quando tornavo a casa. Si spacciava per un cane rovistando vicino alle case. Presa dalla fame e approfittando del buio più nero.
Un'altra cosa che ricordo è la notte di capodanno dietro le quinte del ristorante, un brindisi povero ma unico. La cucina era un cumulo di piatti da lavare, padelle ancora sulla stufa, pentole fumanti e costolette d’agnello annegate nell’olio. Era un buon tempo come direbbe Fossati.
Quel posto mi rendeva sereno e armonico.
Pensavo poco ma bene, in quei mesi ho scritto “la neve sugli alberi” e il mio amico Diego ha dovuto prestarmi la sua chitarra perché non ne avevo una con me.
Ci sono state belle serate, ad esempio la sera dell’assenzio con Nuccio (Alberto) e lo zio Lu’ parlando dei poeti maledetti e i loser americani.
Ricordo il disco di Chet Baker live in Paris nell’ora del crepuscolo.
Ricordo la ragazza che ha colorato di rosso l’Inverno.
Ricordo il cervo, il silenzio in cucina alle otto del mattino, la frenesia del servizio, le finestre appannate, le mani stanche, il vapore del forno, le tagliatelle al cacao, le canzoni di Donovan mentre tritavo il prezzemolo o la cantina dei vini dove ascoltare Bruce Springsteen con tatix e cicius.
Ricordo quella nostalgia sana che solo la montagna sa iniettare nel cuore e nei pensieri.
Come stare all’ombra di un gigante.



Pane alle Erbe

450 gr. Di farina 00
300 dl. D’acqua
Un cucchiaino ½ di sale
Un cucchiaino di zucchero
Un cucchiaino ½ di lievito di birra secco
Un cucchiaio di erba cipollina
Mezzo cucchiaio di timo
Due cucchiai di prezzemolo tritato
Mezzo cucchiaio di semi di finocchio
Sesamo